La Solitudine…(Quarta puntata)

Nella stanza regnava il disordine più completo. L’uomo sedeva sulla sponda del letto sfatto, lasciato in quello stato da oramai un’infinità di giorni. Le camice sgualcite abbandonate sulla spalliera della sedia, una sopra l’altra, la biancheria sporca abbandonata sul pavimento. La polvere, la confusione la facevano da padrone. Fissava l’anta aperta dell’armadio, da una parte, completamente vuoto. Lei era tornata. Durante la sua assenza, si era introdotta in casa, senza avvisare e si era portata via le sue cose. Il cassetto della biancheria era vuoto. Le creme, che erano ordinatamente allineate sul comò erano scomparse. Un paesaggio desolato. Un inquietante torpore lo teneva inchiodato a quel letto. Passarono diversi minuti prima che l’uomo si rendesse conto di avere fame. In cucina, sul tavolo, c’erano ancora gli avanzi della sera prima. Piatti di plastica, ammonticchiati, briciole di pane, niente tovaglia. Gli passò per un momento nella testa l’immagine della cucina linda e sempre in ordine che trovava la sera, al ritorno dal lavoro. Laura aveva un senso innato per l’ordine e la pulizia. Ora osservava con rammarico il degrado e la sporcizia di quel posto. I primi giorni aveva mangiato pizza a taglio, poi era passato ai surgelati, aveva imparato a riscaldare i cibi precotti. Ora le sue risorse erano esaurite, non aveva neanche la forza di accendere il forno o utlizzare i fornelli. Pane e affettati, questa era la sua cena da qualche giorno. all’uscita dal lavoro passava alla panetteria sotto casa e acquistata il pane fresco ed il latte per la colazione. Cominciava ad essere stanco e stufo di quella situazione, ma non si decideva. Non riusciva a pensare ad una soluzione. Il giorno prima aveva iniziato ad elaborare strani pensieri. Forse sua moglie aveva una relazioe. Chissà da quanto tempo. Lui non si era mai accorto di nulla. Questo dubbio si era insinuato nella sua mente, e stava scavando, scavava in profondità, come una trivella nella roccia, s’insinuava sempre più nelle viscere del suo cervello. Dopo aver passato l’ennesima notte insonne, decise di non recarsi a lavoro. Prese un giorno di ferie, aveva da condurre un’indagine molto personale…

 

La donna stava immobile, davanti alla porta di quella che era stata per anni la sua dimora. La scosse il pensiero che doveva fare in fretta, prima che lui ritornasse dal lavoro. Aveva riflettuto per parecchio tempo prima di compiere questo passo. Il ritorno avrebbe significato confrontarsi con un passato ancora troppo recente, troppo doloroso. Richiuse la porta e rimase ferma, non sapendo ancora dove dirigersi e cosa fare. Poi prese coscenza di aver portato con se la valigia grande, quella di sua madre. Con un’andatura incerta si mosse in direzione della camera da letto. Passò davanti alla cucina, intravide la tavola, ingombra di piatti di plastica, non osò entrare. sentiva il cuore in gola, il battito del cuore che accellerava. Vide per primo la sagoma del letto, nella penombra della stanza, che sapeva di chiuso, di stantio. Accese la luce e si rese conto delle condizioni in cui era stata lasciata. Lo sgomento la prese alle spalle. sentì le lacrime salirle agli occhi. Un groppo enorme alla gola le impediva di respirare bene. Si accostò alla poltroncina color bluette, vicino alla finestra, dove di solito le piaceva starsene in tranquillità, in compagnia delle sue letture. Si sedette, come un automa, rigidamente, con la schiena diritta, quasi a non voler lasciarsi andare, come per mantenere un prudente distacco da quel posto, ancora così carico di ricordi e sofferenza. Rimase una decina di minuti, a pensare, forse a ricordare…Sul suo comodino piccole cornici di legno colorato circondavano immagini di un passato che sembrava remoto. Loro due abbracciati, sullo sfondo il mare cristallino della sardegna, immagini di uno di quei pochi viaggi fatti insieme. Ancora lei, i capelli rossi, lucenti nella luce soffusa di un tramonto. Lui sulla prua della nave. Che dolore immenso, che angoscia.Avrebbe voluto abbandonare di corsa quel posto. Ma aveva qualcosa da fare, si alzò di scatto, aprì l’anta dell’armadio e iniziò a riporle, ma non ordinatamente come avrebbe fatto di solito, alla rinfusa, un vestito sull’altro disordinatamente. Dal comò prese la sua biancheria e le sue creme. Ma non ce la fece a trattenere le lacrime, che rotolando sulla guancia finivano inevitabilmente sul contenuto della valigia. Completò l’operazione, più in fretta che poteva. Raggiunse l’uscio di casa, chiuse con forza la porta come a voler chiudere fuori dalla sua vita quel passato e soprattutto i ricordi, ancora così vividi e presenti. Tempo, serve del tempo per rimarginare le ferite, ma le cicatrici, quelle restano per sempre…

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Osserva e Ricorda. Le immagini scorrono veloci davanti allo sguardo, a volte distratto. Osserva: sensazioni ed emozioni, scivolano addosso, come pioggia leggera e non lasciano traccia, solo una vago sentore di umido...ma osserva meglio, concentra il tuo pensiero su ogni breve istante della tua vita e ricorda... Ricorda la gioia e il dolore. L'emozione che ti avvolge, la disperazione che ti affossa in un abisso buio e profondo. Ricorda le parole, i sorrisi, gli sguardi minacciosi, l'Amore e l'Odio. La Vita e la Morte. Osservo il mondo e traduco i pensieri in parole... http:negliocchienelcuore.wordpress.com
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14 risposte a La Solitudine…(Quarta puntata)

  1. newwhitebear ha detto:

    La rottura è sempre traumatica. Si cerca sempre un colpevole senza mai analizzare se stessi.
    Ottimo post dove la rottura è vista da due punti di vista differenti.
    Un caro saluto

    • nunziadaquale ha detto:

      Sto scoprendo ora questo nuovo modo di raccontare…e mi piace molto analizzare lo stesso avvenimento attraverso due punti di vista differenti, soprattutto se riguarda personaggi che sono in qualche modo legati allo stesso destino.

      • newwhitebear ha detto:

        Anch’io uso a volte questo espediente di osservare il medesimo problema o evento da due angoli visivi differenti, che possono concorrere tra loro oppure essere contrapposti.
        Direi veramente ottima l’esecuzione nel tuo caso.

  2. mauri53 ha detto:

    ottimo racconto…ma mi è rimasto li …non ho capito il motivo del contendere …solo disaffezione? troppo traumatica la scissione …
    un sorriso

  3. penna bianca ha detto:

    Il dolore del distacco c’è sempre. Anche quando il distacco è voluto. Si può però cercare di farlo con armonia e senza troppi traumi. Ho provato che così il ” dopo” è migliore. Come se il modo di lasciarsi decretasse l’inizio del nuovo tipo di rapporto che hai con quella persona.

  4. Alessandra Bianchi ha detto:

    Questo è uno dei miei temi preferiti: lo hai reso in modo superbo. Ottima l’idea di presentare le due situazioni. Come in un film.
    Sei veramente brava!

  5. masticone ha detto:

    Accetti anche critiche o sono proibite?

    • nunziadaquale ha detto:

      …me ne hanno fatte tante, l’accetto se è costruttiva, non per puro dileggio. Siamo in democrazia, poi se non mi piace la cancello…;-)

      • masticone ha detto:

        Per chi mi prendi… per dileggiare cosa……mi piace come scrivi…hai talento secondo me. Penso però che hai bisogno, come tutti, di più editing. Devi sfrondare le frasi. Sono troppo pesanti, troppe parole. Se lo fai il testo già buono può diventare ottimo. E poi alcuni tecnicismi li devi anche imparare…: ad esempio non si comincia mai una frase con MA.
        Tutto qua.

      • nunziadaquale ha detto:

        …la mia era solo una provocazione. L’editing è un mio difetto, scrivo di getto e rileggo poco. Mi devo assolutamente migliorare, devo imparare a limare le frasi. Riguardo al MA, lo so, dopo mesi e mesi passati a scrivere la tesi, ho imparato bene questa regola e proprio per questo ho voluto andare in deroga a questa norma grammaticale. Una rivalsa, che mi è concessa dalla licenza poetica…;-)

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