OMARSIMPSON

Mai soprannome fu più azzeccato,  Omarsimpson gli calzava a pennello. I colleghi del suo ufficio gli avevano appiccicato addosso quell’etichetta e nessuno ricordava più il  suo vero nome. L’aspetto buffo in effetti rievocava il protagonista del cartone, ma non solo fisicamente, egli incarnava nella realtà quella sorta di anti-eroe sfigato e incompreso e lo rappresentava in tutti i suoi aspetti. Omarsimpson era basso di statura e mingherlino, la sua faccia allungata, gli occhi sporgenti e senza l’ombra di un capello lo facevano somigliare in modo impressionante al suo alter ego. Il colorito dell’incarnato variava dal giallo ocra scuro al marrone castagna. Indossava solo camice a quadri, dai colori improbabili, simili alle tovaglie delle trattorie a poco prezzo, da quando qualcuno gli aveva fatto notare che donavano al suo colorito. Ne aveva una collezione infinita, le usava d’estate e d’inverno. Spesso, forse per disfunzioni ormonali, non certo dovute all’adolescenza, aveva sul suo viso grossi brufoli purulenti, che come tanti piccoli vulcani, davano la spiacevole sensazione di poter eruttare da un momento all’altro.

Omarsimpson era un tipo problematico, alla soglia dei quarant’anni non era stato ancora in grado di risolvere alcune questioni importanti. Viveva tuttora con la sua affettuosa famiglia. Sua madre, una donna forte, energica e risoluta, invece di esortarlo, lo umiliava continuamente, sottolineando solo i suoi difetti con il segreto desiderio di mandarlo via di casa. Suo padre era del tutto indifferente, verso di lui e verso il mondo in generale. Dopo la pensione stazionava perennemente sul divano di casa davanti alla tv, incurante delle truculente liti familiari. In effetti Omarsimpson spesso ci cimentava in violente discussione con Emma. La ragazza, più giovane di una decina d’anni, lo attaccava di continuo. Gli vomitava addosso accuse di ogni genere e gli rimproverava di essere un nullafacente, un fallito e un maniaco sessuale frustrato e si chiedeva spesso che male avesse fatto per avere un fratello così degenere.

Già, l’amore ed il sesso. Omarsimpson Non aveva mai avuto una relazione, né amorosa né sessuale, in pratica non era mai stato con una donna. Ne aveva conosciute tantissime ma solo nei giornali e nel web, le aveva viste, guardate ed osservate, ma si era trattato solo di incontri virtuali. Infatti il nodo della questione stava proprio nella sua incapacità di avere qualsiasi tipo di interazione con le persone e in special modo con le donne. I suoi colleghi lo cercavano solo per prendersi gioco di lui, oramai tutti conoscevano la sua condizione e si divertivano a dispensargli consigli su come rimorchiare le donne. Qualcuno si offrì perfino di accompagnarlo ad un incontro erotico in quei particolari luoghi preposti, ma lui rifiutava assolutamente per orgoglio o chissà per quale altro recondito motivo, sesso a pagamento. Viveva delle sue fantasie, trascorreva ore ed ore sul computer, il suo sguardo si faceva sempre più cupo e triste. La sua ossessione era quella di tallonare le donne che colpivano la sua immaginazione. Alcune colleghe del reparto aveva già sperimentato questa sua mania.

Una volta s’innamorò di una del secondo piano, un’avvenente donna sulla quarantina, bionda e statuaria, che forse non si era mai neanche accorta di lui fino al giorno in cui iniziò a ritrovarselo dappertutto. All’inizio non fece caso a quell’omino brutto, pelato e brufoloso che si aggirava nei paraggi, ma un bel giorno Omarsimpson si fece coraggio e al suo passaggio gli si parò davanti, sfoderando un sorriso da ebete, dicendo “Buongiorno!” con enfasi esagerata. La donna inizialmente rimase interdetta, poi si ricordò di averlo già visto in precedenza e ricollegò il tutto. Rispose freddamente al suo saluto, per non essere scortese, ma affrettò il passo per timore che il tizio potesse darle ulteriore noia. Il giorno seguente e gli altri ancora Omarsimpson fece in modo da ritrovarsi sulla traiettoria della donna, oramai esasperata da questo suo comportamento infantile. L’aveva pedinata, aveva scoperto i suoi orari e il suo unico scopo era quello di cercare di attaccar bottone, non rendendosi conto del suo più assoluto rifiuto.

La malcapitata iniziò ad aver paura, raccontò ai suoi colleghi cosa le stava succedendo, ma loro la tranquillizzarono, conoscevano Omarsimpson, era assolutamente innocuo e prima o poi si sarebbe eclissato. Passarono ancora un bel po’ di giorni, la donna evitò di uscire il più possibile dalla sua stanza, cercando di rimanere confinata nel corridoio o allontanandosi sempre in compagnia. Omarsimpson non desistette finché una bella mattina di ottobre rimase folgorato dalla bellezza eterea della nuova addetta alle pulizie. La vide, nel corridoio mentre passava con il raccoglitore di polvere. Rimase immobile, come un ebete ad osservarla, senza staccarle gli occhi di dosso. La ragazza non si accorse della sua presenza fino a che non gli fu abbastanza vicino, alzò lo sguardo, e sorridendo  gli diede educatamente il buongiorno. Omarsimpson non contraccanbiò,continuando invece a fissarla, avrebbe voluto rispondere al saluto, ma le parole gli erano rimaste incastrate nella gola. Sentì lo stomaco contorcersi e un lieve giramento di testa che gli fece tremare le gambe. Un fulmine. Ecco questa era la sensazione. Era come essere folgorati da una saetta di fuoco.  Il suo cuore s’infiammò d’amore per Anna! Rimase nel corridoio, fino a che la donna svoltò l’angolo,  con lo sguardo in quella direzione, quasi che vi aleggiasse ancora l’immagine e il profumo delicato di quella Venere apparsa dal nulla.

Da quel giorno Omarsimpson ebbe notti insonni. Il suo pensiero era costantemente rivolto ad Anna, questo era il suo nome. Dopo attente indagini aveva scoperto qualcosa sull’identità e sulla vita di quella donna meravigliosa. Purtroppo per lui la ragazza aveva già un fidanzato, che ogni giorno l’aspettava all’uscita dal lavoro. Omarsimpson si appostò e vide Anna salire in auto insieme al suo accompagnatore. Provò una stretta al cuore, un’intensa fitta di gelosia. Ma anche una profonda rassegnazione, Anna non sarebbe mai stata sua. Nonostante questo perseverò nel suo intento. Riuscì a scambiare qualche parola con la ragazza che per educazione rispondeva ai suoi ridicoli approcci. Le solite considerazioni sul tempo, il troppo caldo, il troppo freddo, il lavoro e via dicendo, questi erano i soli argomenti che Omarsimpson era in grado di snocciolare alla povera malcapitata. Dopo diverso tempo Anna intuì le vere intenzioni dell’uomo e chiese alla direzione di cambiarla di reparto, proprio non sopportava più la presenza ingombrante di Omarsimpson, era diventata nervosa, stava sempre a guardarsi intorno per accertarsi che lui non fosse nelle vicinanze per avere il tempo di cambiare direzione. Dopo tanti dubbi, ne parlò al suo ragazzo. In un primo tempo, dopo avergli spiegato che tipo era e che cosa Omarsimpson le diceva, il suo uomo le consigliò di stare tranquilla, era sicuramente uno stupido che aveva tempo da perdere e per togliersi la curiosità un giorno entrò nell’edificio prima che Anna finisse il turno e insieme si diressero nel corridoio dove lavorava Omarsimpson. Non appena intravide l’uomo, il ragazzo di Anna a stento trattenne una risata.

-Quello sarebbe il tuo spasimante? Chiese incredulo.

-Si, purtroppo è proprio quello, ma guarda che sta diventando ossessivo, io mi sono stancata!. Rispose innervosita Anna, era arrivata al limite della sopportazione.

Passò ancora del tempo, trascorse l’estate e l’azienda chiuse per le ferie di agosto. Omarsimpson fu costretto ad andare al mare insieme alla sua famiglia, avevano una piccola casetta in una località marina non molto lontana dalla città. Un posto che lui reputava squallido, che d’estate si riempiva all’inverosimile. Odiava la confusione, il mare e la compagnia dei suoi, ma non c’erano altre alternative, Omarsimpson non aveva amici con cui andare in vacanza. Trascorse le lunghe giornate pensando ad Anna, fantasticando di incontri romantici, osando pensieri audaci, pur sapendo in cuor suo che tutto ciò non sarebbe mai accaduto.

Settembre arrivò, Omarsimpson quella mattina si recò in ufficio prima del tempo, le stanze erano ancora deserte, ma le addette alla pulizia di solito erano già a lavoro. Si mise nel corridoio, puntando lo sguardo nella direzione dove sarebbe apparsa la sua bellissima Anna. Sentì dei passi, il cuore iniziò ad aumentare i battiti, lo stomaco si contorse e le gambe vacillarono. Infine apparve. Omarsimpson sgranò gli occhi dalla sorpresa, una donnina bassa e dalle forme abbondanti  avanzò lenta nel corridoio, con il raccoglitore di polvere. Gli passò davanti dandogli il buongiorno senza neanche guardarlo in faccia, ma continuando a camminare fino a sparire dietro l’angolo. Omarsimpson si trasformò in una statua di gesso, bianco in volto, esterrefatto. In quella posizione lo trovarono i primi colleghi che arrivarono alla spicciolata.

-ciao Omarsimpson? Tutto ok? Come sono andate le vacanze? Rimorchiato? Sicuramente alla grande – disse uno dandogli una pacca sulla spalla.

Ma l’uomo non reagì. Sentì dentro l’amara sensazione dell’abbandono. Gli mancava l’aria, non riusciva a respirare. Si mosse infine e raggiunse di corsa l’uscita, scontrandosi con il flusso di gente che arrivava controcorrente, sbattendo addosso ai suoi colleghi che si voltarono lanciandogli improperi. Corse fuori, a respirare. Senza una direzione precisa prese a girovagare, con il cuore in tumulto e una gran confusione in testa.

Perché te ne sei andata, dove sei?

Arrivò sull’argine del fiume. A quell’ora c’era solo qualcuno che faceva jogging. Si sedette esausto sulla banchina, i piedi penzolanti sull’acqua che scorreva veloce. Non aveva più pensieri, come se il cervello fosse andato in stand bay, nel tentativo di preservare la propria integrità dalla pazzia. Osservò quell’acqua torbida, doveva essere molto fredda. Solo per un istante la sua mente riuscì ad acquistare lucidità, prese la decisione.

Il mattino seguente in ufficio c’era gran subbuglio, qualcuno aveva portato un giornalino preso nella metro. Nella cronaca della città un piccolo trafiletto descriveva la morte di uno che si era gettato nel fiume. Poi solo nome e cognome, l’età ed una piccola foto formato tessera, l’immagine di un uomo con una camicia a quadri, dalla testa stranamente allungata e calva, il volto brufoloso, il colorito strano e gli occhi sporgenti…

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Osserva e Ricorda. Le immagini scorrono veloci davanti allo sguardo, a volte distratto. Osserva: sensazioni ed emozioni, scivolano addosso, come pioggia leggera e non lasciano traccia, solo una vago sentore di umido...ma osserva meglio, concentra il tuo pensiero su ogni breve istante della tua vita e ricorda... Ricorda la gioia e il dolore. L'emozione che ti avvolge, la disperazione che ti affossa in un abisso buio e profondo. Ricorda le parole, i sorrisi, gli sguardi minacciosi, l'Amore e l'Odio. La Vita e la Morte. Osservo il mondo e traduco i pensieri in parole... http:negliocchienelcuore.wordpress.com
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23 risposte a OMARSIMPSON

  1. newwhitebear ha detto:

    Veramente bello questo racconto breve dove descrivi con perizia le sensazioni che prova un uomo come Omarsimpson. L’ultimo atto è stato quella della ribellione al suo stato.
    Complimenti.
    Un abbraccio

    • nunziadaquale ha detto:

      Grazie Gianpaolo, ho preso spunto da una persona che ho conosciuto, l’ho osservata parecchio e quindi questo è quello che ne è scaturito.L’epilogo naturalmente è frutto della fantasia, ma non sono riuscita a trovare una collocazione ideale a questo personaggio e come tu dici, il suo è stato proprio un atto di ribellione, il solo che gli ha consentito di liberarsi da una condizione troppo disagiata.

      un caro saluto

  2. penna bianca ha detto:

    Ben scritto. Si legge che è un piacere fino alla fine. complimenti!

  3. Alessandra Bianchi ha detto:

    Questo è un capolavoro.

  4. ©blublu ha detto:

    L’amore gioca brutti scherzi specie se non è corrisposto! Il caso di Omar è molto lontano però da quel greto… lui, dentro, forse è proprio come tanti altri che forse sono ancor peggio di lui… coloro che mentono, che illudono, che irretiscono… era solo una mia riflessione proprio perchè hai scritto qualcosa di “verosimile”! KIss!!!

  5. rame10 ha detto:

    Complimenti davvero! ottimo racconto, hai dipinto in poche righe una specie di Quasimodo moderno, talmente imprigionato nella sua orribile apparenza e nel pregiudizio altrui da non avere nessun’altra via d’uscita se non la morte.

    • nunziadaquale ha detto:

      Si, hai ragione, questo personaggio è intrappolato nel suo involucro esteriore e il solo modo per uscirne è quello di liberarsene. Io spero però, che nella realtà, le persone che hanno di questi problemi riescano in qualche modo a trovare una maniera diversa di ribellarsi alla loro condizione, il mio è stato un epilogo tragico per sottolineare l’aspetto drammatico, ma non voglio credere che non si possa uscirne fuori in altro modo!

  6. Elena ha detto:

    Mi ci sono immedesimata!

  7. Stefano Re ha detto:

    Pensa che per un attimo mi sentivo Omarsimpson… oltre a catturare l’attenzione, hai caratterizzato così bene il personaggio che nel fiume ci sono andato anch’io.
    Bello.
    Stefano

  8. keypaxx ha detto:

    I personaggi sono l’anima dei racconti. E questo tuo ha caratteristiche estremamente interessanti e accostabili alla quotidianità nella sua forma migliore.
    Un sorriso per la giornata.
    ^__^

  9. questaelamiavita1 ha detto:

    veramente bello… e un pò ci sentiamo tutti omarsimpson…

  10. alegbr ha detto:

    brava, bella penna la tua

    A

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